Analisi sul Referendum del 4 dicembre 2016.
Il Referendum è passato, gli scrutini si sono appena conclusi e ci restituiscono un quadro di una Italia come non lo vedevamo da molti anni. Una affluenza come nessuno immaginava fino a pochi giorni prima delle elezioni ha caratterizzato questa prima domenica di dicembre. Grazie al delicatissimo argomento trattato – la riforma della Carta Costituzionale – ed alla aspra lotta politica che ne è conseguita, la punta di partecipazione dei votanti ha toccato ed in alcuni casi superato il 78% degli aventi diritto. La volontà che esce dalle urne è chiara e netta. Il fronte del NO vince con 19.025.275 voti contro i 12.709.515 dei voti del SI. La percentuale per il NO raggiunge il 59,95%, quella per il SI si attesta sul 40,05%.
Renzi ha perso. In modo clamoroso e netto. Una sconfitta che suona quasi come una disfatta per il Governo (ancora) in carica, la cui principale azione è stata bocciata dalla maggior parte degli Italiani. Epurati i risultati dalle parole questo è esattamente il senso di quanto è avvenuto. La azione personalistica del Premier, scandita dalla mancanza di dialogo e di concertazione con le altre forze politiche si è scontrata con la dura realtà della pancia degli Italiani, con i problemi economici e le contraddizioni che si sono susseguite in questi quasi 1000 giorni di Governo. Non da ultimo gli scandali dei vari accadimenti importanti per la società italiana, accadimenti che hanno intaccato il sentimento della gente per la macchina “Italia”, il Mose di Venezia, l’Expo di Milano, Roma Capitale hanno influito sulla fiducia della gente in un cambiamento che non necessariamente portava verso il meglio.
Il verdetto delle urne non lascia adito ad interpretazioni. Non si modifica la Carta Costituzionale senza la partecipazione di ogni schieramento politico presente in parlamento, senza la società civile ed un percorso partecipativo che inglobi le varie anime della società italiana. Non si cambia la Carta Costituzionale senza aver ascoltato gli altri, le loro ragioni, i loro sentimenti. Non si stravolge la Carta Costituzionale se la volontà di cambiamento non giunge direttamente dal Popolo Italiano. In questo il grandissimo demerito del (quasi) ex-Presidente del Consiglio. La mancanza di ascolto del Popolo che doveva rappresentare.
Eppure a Renzi, ricordiamolo: un premier non uscito direttamente dalle urne, va ascritto un merito che deve essere universalmente riconosciuto. La sua azione si conclude con un passo indietro. La partecipazione alla vita politica si è alzata, la contrapposizione è netta ed il popolo diviso, come tanti anni fa. Possano essere queste le basi affinchè vi sia nuova democrazia diretta e che i cittadini possano scegliere i propri rappresentanti ed il proprio Premier.
Il voto del 4 dicembre ci rappresenta un’Italia nuova, forse un’Italia che vuol ripartire dalle ceneri degli ultimi Governi, che vuol poggiarsi sulle basi della democrazia, con la partecipazione di tutto il Popolo Italiano.