Il Serchio, fiume e memoria culturale del nostro territorio viene citato anche da Dante nella sua Divina Commedia.
Nel XXI canto dell’inferno, egli colloca imbroglioni e corrotti nella pece bollente a scontare le loro pene. Diavoli muniti di affilati uncini li torturano. Tra di essi vi è Martino Bottario, magistrato di Lucca, schernito dagli stessi diavoli con le parole
“qui si nuota altrimenti che nel Serchio”
che ironizzano sul supplizio di nuotare nella pece nera invece che nelle acque fresche del fiume Serchio che tocca Lucca.